Nell’immaginario collettivo il Medioevo è spesso associato a un periodo di oscurantismo e ignoranza in cui le credenze superstiziose errate dominavano il pensiero comune e uno dei miti più persistenti riguarda alla convinzione che le persone del Medioevo credessero fermamente che la Terra fosse piatta, tuttavia questa idea è un falso mito che nasconde una verità e realtà molto più complessa.
In realtà, fin dall’antichità, gli studiosi avevano compreso che la Terra era una sfera e non era piatta. I filosofi Greci come Pitagora e Aristotele avevano avanzato teorie sulla forma sferica della Terra già nel VI e nel I secolo a.C. astronomi come Eratostene nel X secolo fornirono ulteriori prove della sfericità terrestre attraverso complessi calcoli e misurazioni scientifiche ma queste idee furono poi tramandate e ulteriormente sviluppate anche da pensatori Latini ed in seguito medievali, come San Tommaso d’Aquino e Giovanni Buridano, che le incorporarono poi nella teologia Cristiana.
Nel corso della storia poi anche gli stessi sovrani ed imperatori utilizzarono simboli e oggetti per rappresentare non solo il loro potere ma anche la loro visione del mondo, come testimonia poi lo scettro imperiale, un oggetto riccamente decorato e adornato, uno dei simboli più iconici del potere regale, rappresentato con la forma di un globo, simboleggiando appunto il dominio e il controllo del sovrano su tutto il mondo conosciuto fino allora. Uno dei punti chiave che dimostravano la sfericità della Terra era poi l’osservazione dei cambiamenti nelle costellazioni mentre ci si spostava da nord a sud o viceversa e questo fenomeno era quindi incompatibile con un modello di terra piatta ma poteva essere spiegato molto bene da un modello sferico già all’epoca. Inoltre, se questi esempi non dovessero bastare, le esplorazioni geografiche e le spedizioni marittime del periodo medievale fornirono ulteriori prove della sfericità della Terra. Anche navigatori tardo-medievali, come Cristoforo Colombo, sapevano che la Terra era in realtà rotonda e usarono queste conoscenze per pianificare le loro rotte verso l’Asia e verso il Nuovo Mondo. E anche per lo stesso Dante Alighieri, una delle figure maggiormente di spicco del Medioevo, la Terra era a tutti gli effetti una sfera posta al centro dell’universo e circondata da nove cieli. Quindi, se le persone del Medioevo non credevano nella Terra piatta, da dove nasce in realtà questo mito? La risposta risiede in gran parte nel Rinascimento e nel periodo successivo al Medioevo, quando appunto l’Umanesimo rinforzò l’idea di un buio Medioevo contrapposto in realtà alla luce della Rinascita.
Gli intellettuali del Rinascimento usarono il mito della Terra piatta, così come tanti altri, come simbolo di ignoranza e superstizione medievale per sottolineare proprio il loro progresso e la loro illuminazione rispetto agli antenati vissuti diverse generazioni prima di loro!
Arriviamo al secondo falso mito, ovvero la paura dell’anno 1000. Nell’immaginario popolare, l’anno 1000 è spesso considerato un periodo di terrore e di panico diffuso tra le popolazioni europee. Si pensa che in quel momento le persone temessero la fine del mondo o l’arrivo dell’anticristo, scatenando così un’ondata di isteria collettiva. Tuttavia, questa visione è profondamente distorta. La prospettiva di un cataclisma apocalittico era molto meno diffusa di quanto comunemente creduto; anzi, secondo i documenti dell’epoca, praticamente nessuno in Europa pensava che il mondo sarebbe finito nel 1000.
Anzitutto, la maggior parte delle persone del tempo non si aspettava un cataclisma imminente. Le preoccupazioni quotidiane erano molto più importanti: la lotta per la sopravvivenza, la fatica del lavoro agricolo, le malattie e le guerre locali dominavano le loro vite, non certo le assurde profezie apocalittiche. Inoltre, l’anno 1000 non era visto come un confine temporale significativo. Il calendario gregoriano, che divide il tempo in anni dopo Cristo e in anni prima di Cristo, non era ancora stato adottato in modo universale in tutta Europa. Perciò, per le persone di quel periodo, non esisteva un vero e proprio spartiacque tra il 999 e il 1000.
Abbiamo a disposizione anche un’infinità di contratti di compravendita o di affitto a lungo termine di terreni in quel periodo, e tutti si protraggono ben oltre questo limite temporale senza alcun minimo accenno a catastrofi imminenti o future. Certo, una base di verità potrebbe risiedere in alcuni eventi storici realmente accaduti, come ad esempio la scomunica di Roberto I di Francia nel 998, i quali potrebbero aver suscitato delle preoccupazioni in alcune comunità locali. Tuttavia, non c’è un’evidenza generalizzata di un terrore legato proprio all’anno 1000.
Secondo gli storici, al contrario, le persone del Medioevo erano impegnate nelle loro vite quotidiane, molto simili a noi, con le loro speranze, le loro paure e le sfide che le attendevano. Ma perché, allora, questo mito del terrore dell’anno 1000 ha radici così profonde? Solo studiando l’immaginario collettivo successivo a questo periodo, influenzato dall’idea negativa del Medioevo creata nei secoli successivi, possiamo capire meglio. Così come per il mito della terra piatta durante il Rinascimento e oltre, l’idea di un buio Medioevo caratterizzato da ignoranza e superstizione fu promossa per sottolineare il progresso e l’illuminazione dei tempi moderni. Un po’ come noi uomini del XX secolo facciamo quando parliamo del lontano Ottocento, enfatizzando un po’ troppo alcuni elementi di vita quotidiana che reputiamo ormai superati dalla nostra società moderna.
Infine, arriviamo al terzo ed ultimo falso mito, ovvero lo Ius primae noctis. Lo Ius (anche scritto Jus) primae noctis, cioè diritto di prima notte, sarebbe un presunto diritto feudale attribuito ai signori proprietari di castelli e insediamenti fortificati nel Medioevo, che avrebbe permesso loro di passare la prima notte di nozze con la sposa di un servo o di un qualsiasi altro abitante che era un proprio suddito, sconvolgendo così la vita di molte famiglie contadine. Tuttavia, questa idea, tanto suggestiva quanto terrificante, è stata ampiamente smentita da tutti gli storici. Lo jus primae noctis è un mito che ha radici profonde nell’immaginario collettivo, ma ha poco o nessun fondamento storico. La sua diffusione è stata influenzata da opere letterarie e cinematografiche, dal famosissimo romanzo “Il nome della rosa” fino al celebre film “Braveheart” di Mel Gibson, che hanno contribuito a perpetuare questa credenza erronea per enfatizzare le credenze medievali.
Non esiste quindi alcuna prova storica affidabile che confermi l’esistenza dello jus primae noctis. In realtà, l’idea stessa di un tale diritto sarebbe stata in contrasto con le norme sociali, morali e giuridiche dell’epoca. Nel contesto medievale, infatti, il matrimonio era considerato un sacramento religioso e quindi un contratto sociale solenne. La violenza sessuale o la coercizione nei confronti delle donne erano condannate dalla chiesa e dalla legge locale. Inoltre, i signori feudali non avevano certo bisogno di leggi per esercitare il loro potere sui servi; possedevano autorità politica ed economica praticamente illimitata nelle loro terre e sui loro sudditi grazie all’applicazione incontrastata della giustizia dominicale.
Dunque, se è vero che nessuno può essere certo che un qualsiasi signore medievale non abbia passato una notte con una bella ragazza del proprio villaggio, a livello legislativo non si ha alcuna testimonianza di un’apposita legge in tal senso. Anche in questo caso, l’idea dello jus primae noctis sembra essere stata alimentata dalla volontà di dipingere il Medioevo come un’era di brutalità e oppressione, contrapponendola alla modernità e alla civiltà dei tempi successivi. Proprio a causa di questa visione distorta, affermatasi nel tempo, la complessità della vita medievale e delle molte sfumature che caratterizzavano le relazioni sociali dell’epoca sono state spesso messe in secondo piano, anche da trattazioni sulla carta autorevoli.
Credo che sfatare i falsi miti storici ci permetta non solo di guardare al passato con maggiore chiarezza e comprensione, ma ci ricorda anche che la storia è spesso più sfaccettata e meno sensazionale di quanto immaginiamo. Sottolineando quindi un aspetto importante: il mestiere dello storico è forse più complesso di quel che si immagina, poiché valutare le fonti e le prove con uno spirito critico non è un lavoro che tutti vogliono e riescono a svolgere, ma risulta fondamentale per avvicinarci quanto più possibile alla verità del passato e per allontanarci dai miti che spesso oscurano la nostra comprensione della storia.
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