Conferenza di Berlino 1884: Colonizzazione dell'Africa e Accordi Coloniali Il 15 novembre 1884, su iniziativa del cancelliere tedesco Otto Von Bismarck, si tenne la storica Conferenza di Berlino, coinvolgendo rappresentanti di quattordici nazioni europee. L'obiettivo era definire il futuro dell'Africa, l'ultimo continente da colonizzare. Prima del XIX secolo, l'espansione europea si limitava alle coste africane. La conferenza cercò di regolare la corsa coloniale, definendo regole per la presa di possesso territoriale e la navigazione fluviale. Tuttavia, la colonizzazione portò sfruttamento e sofferenza alle popolazioni locali. La Conferenza di Berlino è simbolo dell'imperialismo europeo e della subordinazione delle voci africane durante la spartizione del continente.

Il 15 novembre del 1884, su invito del cancelliere tedesco Otto Von Bismarck, si svolse a Berlino un incontro storico che coinvolse rappresentanti di quattordici nazioni europee: Austria-Ungheria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Impero Ottomano, Italia, Olanda, Portogallo, Regno Unito, Russia, Spagna, Stati Uniti e Svezia-Norvegia. L’obiettivo di questa riunione era discutere del futuro dell’Africa, l’ultimo continente abitato ma ancora da colonizzare.

Prima del XIX secolo, l’interesse espansionistico europeo si era limitato alle regioni costiere dell’Africa, mentre l’interno del continente rimaneva in gran parte sconosciuto. Gli storici parlano infatti di colonialismo europeo, quando in verità le uniche aree in possesso delle potenze occidentali erano per lo più le coste, in seguito alla concessione dei regnanti locali, che erano ben disposti a commerciare con gli europei. La priorità degli europei era infatti quella di trovare rotte commerciali verso i ricchi mercati dell’Estremo Oriente senza passare per i territori islamici altamente instabili, e di conseguenza, era molto più conveniente stabilire delle basi lungo le coste africane per supportare le rotte transoceaniche. Le zone costiere erano utilizzate per transazioni commerciali, la cattura o l’acquisto di schiavi e per fornire sostegno e riposo agli esauriti marinai.

L’interno dell’Africa era invece una complessa mescolanza di foreste vergini e vasti deserti, spesso attraversati da popolazioni locali, ricchi imperi e sporadici mercanti arabi. Gli europei conoscevano poco o nulla dei regni che abitavano queste terre, e il Sahara costituiva una barriera insormontabile. Le esplorazioni in Africa cominciarono gradualmente nel XVIII secolo, con il tentativo di seguire il corso dei fiumi Senegal e Nilo Azzurro. Nel 1788, venne fondata l’African Association a Londra, con l’obiettivo di esplorare l’entroterra dell’Africa e risalire il Niger per raggiungere la leggendaria Timbuctù. Nonostante le sfide e i pericoli, le esplorazioni continuavano, e con esse, le mappe dell’interno del continente iniziarono a riempirsi di dettagli.

Dall’Egitto, gli esploratori si avventurarono per mappare il corso del Nilo e penetrare nel Sudan. L’ovest dell’Africa vide l’incontro e gli scontri con tribù locali. Nel 1822, vennero “scoperte” le sorgenti del Niger, seguite l’anno successivo dal raggiungimento del lago Ciad. Solo nel 1828 si ebbe il primo resoconto di Timbuctù, anche se era stata visitata negli anni precedenti da esploratori che, però, morirono durante il viaggio. A metà del XIX secolo, gli esploratori raggiunsero importanti obiettivi come il Kilimangiaro, il Tanganica e il Lago Vittoria, considerata convenzionalmente come la sorgente del Nilo.

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Negli anni compresi tra il 1871 e il 1890, chiamato dagli storici “periodo dell’imperialismo”, il cancelliere tedesco Bismarck detenne il potere esecutivo nell’Impero tedesco e si impegnò a stabilire alleanze per mantenere la pace in Europa e proteggere la Germania da possibili minacce, agendo come leader guida di una nuova Europa pacificata al suo interno ma potente verso l’esterno. Pur non essendo inizialmente favorevole alla colonizzazione dell’Africa, Bismarck cedette alla pressione politica e alla necessità di proteggere gli interessi economici tedeschi nel Pacifico e in Africa. Così, la Germania si unì alla corsa coloniale e acquisì territori come il Luderitzland, l’Africa sud-occidentale tedesca, il Togoland e i possedimenti in Camerun, che andarono a costituire l’Impero coloniale tedesco in Africa.

Tuttavia, Bismarck vedeva con favore la colonizzazione portata avanti da altre nazioni, poiché riteneva che avrebbe distolto le altre potenze dal concentrarsi sulla Germania. Era convinto che la colonizzazione avrebbe richiesto risorse e energie alle altre nazioni, lasciando così la Germania al centro della politica europea.

Parallelamente a questa corsa coloniale, altre questioni riguardanti l’Africa emersero sul tavolo internazionale. Una di queste fu il caso del Congo. Nel 1876, il re belga Leopoldo II organizzò una Conferenza Geografica a Bruxelles per discutere dell’esplorazione e della civilizzazione dell’Africa centrale. Nonostante gli intenti di cooperazione internazionale, le potenze europee preferirono seguire le proprie iniziative e preservare i propri interessi, tenendo fuori i rivali. Leopoldo II, incontrando l’esploratore Henry Stanley, siglò un accordo segreto per la costruzione di uno Stato nel Congo, dominato dai “bianchi”.

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Anche altre nazioni avevano gli occhi puntati sulle stesse regioni. Ad esempio, un ufficiale francese di nome Pierre de Brazza fondò Brazzeville nel 1880 e concluse un trattato con il re Makoko, sottoponendo così il regno alla protezione francese. Nel 1881, Stanley fondò Leopoldville, acquisendo terre per il re belga attraverso accordi con i capi locali, giustificando le azioni con la missione civilizzatrice e umanitaria promossa dall’Associazione Internazionale del Congo, controllata da Leopoldo II.

La situazione in Africa centrale si fece complessa, con francesi, belgi, e anche portoghesi, sostenuti dai britannici, avanzando pretese su varie regioni del continente. Leopoldo II, con abili mosse diplomatiche, riuscì a distogliere l’attenzione delle potenze europee dai suoi critici e si accaparrò il bacino meridionale del Congo, ottenendo il riconoscimento della Francia mentre le altre nazioni parteciparono solo per contrastare gli interessi francesi. Così, il re belga creò uno Stato Libero del Congo, a cui attribuì il controllo dei territori congolesi occupati dall’Associazione Internazionale del Congo, che egli stesso aveva fondato nel 1879.

La situazione coloniale in Africa divenne sempre più intricata, e ci si rese conto che era necessario trovare un accordo per regolare la politica coloniale e impedire che questa corsa alle colonie sfociasse in conflitti tra le potenze europee. Un obiettivo particolarmente ambito era garantire la libera navigazione dei grandi fiumi, come il Congo e il Niger, per scopi commerciali. A tal proposito, Bismarck propose di organizzare una conferenza a Berlino e invitò i rappresentanti delle potenze occidentali.

Il 15 novembre 1884, iniziò la Conferenza di Berlino, dove Bismarck si pose come regolatore e garante dell’ordine tra le grandi potenze, le quali desideravano ostacolare le aspirazioni coloniali dei loro avversari. Durante la conferenza, i partecipanti discussero i dettagli della politica coloniale e negoziarono accordi per evitare conflitti diretti. La conferenza si concluse il 26 febbraio 1885, e i rappresentanti delle potenze firmarono l’Atto Generale, che stabiliva regole per la colonizzazione dell’Africa.

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L’obiettivo dichiarato dell’Atto era quello di promuovere il commercio e la civilizzazione in alcune regioni dell’Africa e assicurare la libera navigazione sui fiumi Congo e Niger. Si desiderava inoltre prevenire incomprensioni e conflitti tra le potenze europee. L’Atto prevedeva che la navigazione presso il Congo e il Niger fosse libera da tassazione e che le potenze firmatarie garantissero la protezione dei naviganti lungo i tratti del fiume su cui esercitavano il loro dominio.

Inoltre, l’Atto stabiliva che la presa di possesso di un territorio costiero dovesse essere comunicata alle altre nazioni, che avrebbero avuto la possibilità di far valere le proprie pretese. In caso di disaccordo, i conflitti dovevano essere risolti diplomaticamente con l’intercessione di una potenza amica. Gli Stati che non avevano partecipato alla Conferenza potevano aderire all’Atto consultando la Germania, che avrebbe poi notificato la richiesta agli altri firmatari.

L’Atto Generale della Conferenza di Berlino riconobbe anche i territori congolesi controllati dall’Associazione Internazionale del Congo, creando così lo Stato Libero del Congo. Nonostante gli sforzi dell’Atto di regolare la politica coloniale in Africa, la colonizzazione europea comportò sfruttamento, schiavitù e sofferenze per le popolazioni autoctone africane. La Conferenza di Berlino rimane un evento simbolo dell’imperialismo europeo e della privazione della voce e dei diritti delle popolazioni africane durante la spartizione del continente.

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